Fin dai disegni e dalle tele del 1989-91 ( "Contadini che mietono", "La mietitura" ) le spighe sono presenti nella produzione pittorica di Carlo Mazzetti come un elemento, potrei dire un personaggio secondario, di quell'opera polifonica che l'artista rappresenta: la Natura. Sono le distese di grano nei campi dove il contadino compie la sua fatica quotidiana mietendo sotto il sole; sono i covoni accanto ai quali si riposa dopo il lavoro, sotto un albero frondoso.

Poi con le prime opere scultoree in bronzo, le spighe diventano protagoniste in composizioni come  "Triangolo fertile" e "Re Hansoun" del 2007-8 abbinate alla pietra e al legno, sono il simbolo della fecondità e della prosperità, rappresentano il momento di massimo rigoglio della Natura, espressione di una raggiunta perfezione prima della trasformazione in seme, presupposto per la rinascita.

Nelle opere presenti in mostra questo ruolo centrale si afferma con più forza sia nelle sculture sia nelle tele; ora le spighe si fondono all'albero che cammina, ne diventano la sua chioma che ondeggia, si erge al cielo o si inclina, sciolta da vincoli ad esprimere il desiderio di libertà e di vita, ora si raggruppano su basi di legno a formare " piccoli campi ", ora dominano sulla tela vibranti di luce in primo piano, sullo sfondo grigio.

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